Che succede a cascina Pizzo, una delle strutture del Parco della Pace della Benedicta, a Capanne di Marcarolo? Da quando l’Unione montata dal Tobbio al Colma, alla quale la Regione ha concesso il bene, a febbraio ha assegnato il ruolo di custode a Marco Veneziano, da anni abitante nella frazione di Bosio, è impossibile accedere all’edificio da parte dei visitatori della Benedicta. La segnalazione arriva da Daniele Borioli, presidente dell’associazione Memoria della Benedicta. La giunta dell’Unione, ancora per poco tempo guidata dall’ex sindaco di Bosio, Stefano Persano, nei mesi scorsi aveva assegnato la custodia dell’edificio, ristrutturato con fondi pubblici nel decennio scorso e dove ci sono un ufficio, una biblioteca con libri e documenti, una foresteria e una sala conferenze. Secondo quanto riportato nella delibera della giunta, in precedenza la cascina sarebbe stata per molto tempo occupata da una persona che non faceva né il custode né gestiva l’edificio, facendovi entrare persone “per finalità diverse da quelle istituzionali” e causando danni all’immobile. Con questa motivazione l’Unione montana ha affidato la cascina al nuovo custode per quattro anni ma, secondo Borioli, è impossibile accedere alla cascina, come per altro dimostrano le foto dove si vedono cartelli di “proprietà privata” e recinzioni”.

I cartelli all’ingresso di cascina Pizzo a Capanne di Marcarolo

L’Unione montana, sostiene Borioli, non ha mai firmato la convenzione per definire i rapporti con l’associazione Memoria della benedicta, la quale, nonostante questa situazione, “ha continuato a utilizzare Cascina Pizzo come riferimento per le visite scolastiche e per lo svolgimento di iniziative ufficiali, sempre rese note al Comune”. Da quando però la cascina è stata affidata al nuovo custode, costui “ha fatto recingere l’area, precludendo la possibilità di accesso a Cascina Pizzo delle scolaresche, chiudendo a chiave anche le porte di accesso ai servizi igienici con accesso esterno”. Alla persona in questione “non risulta siano state date indicazioni per l’accoglienza degli studenti, né per assumere accordi con l’associazione per consentirle di svolgere l’attività per la quale essa è anche formalmente riconosciuta dalla Regione”. Oltretutto, dentro l’edificio ci sono libri, documenti anche audiovisivi e sonori oltre ad attrezzature e materiali vari, di proprietà dell’associazione, “al momento inaccessibili. Cascina Pizzo è di fatto sottratta all’utilizzo per per finalità didattiche e culturali”. Borioli infine respinge quanto scritto nella delibera a proposito di un precedente utilizzo improprio del bene “il quale è invece sempre stato prioritariamente destinato ad assolvere le finalità didattiche, grazie ai volontari”. L’associazione, infine, ha sempre pagato energia elettrica e assicurazione, oltre a diversi piccoli lavori di manutenzione, spese che invece sarebbero a carico della Regione o dell’Unione.